RUDOLF STEINER – La cometa di Halley

Ogni qualvolta essa penetra nella sfera della nostra esistenza terrestre, la cometa di Halley è l’espressione esteriore di un nuovo impulso al materialismo. Al mondo di oggi questo può sembrare superstizioso, ma gli uomini dovrebbero allora solo ricordare come essi stessi facciano derivare delle azioni spirituali dalle costellazioni stellari. Chi non direbbe che l’esquimese è un essere umano diversamente costituito per esempio dall’indù, proprio perché nella regione polare i raggi solari cadono con un’altra angolazione?

Rudolf Steiner

Immagine dal web (Disclamer)

 

Raffaele Morelli – FATTI DEL CIELO E FATTI UMANI

L’astrologia è da alcuni anni al centro di un interesse crescente. In parte questo interesse è rivestito di superstizione e di mistero: una sorta di compensazione con la quale la nostra cultura positiva cerca di recuperare l’incerto, il magico, il non causale.
Come sempre accade in questi casi, l’emergere o il riemergere di tematiche che sfuggono al pensiero razionale comporta spesso o un’accettazione acritica (mistica) o un rifiuto pregiudiziale. Certamente in un caso e nell’altro non viene reso un buon servizio alla ricerca sull’uomo.
Ed è un peccato perchè l’astrologia pone e propone discussioni di metodo – che dovrebbero in prima istanza coinvolgere proprio la scienza positiva – a mio avviso realmente stimolanti.

Che cosa vuol dire astrologia?
Che gli astri – quelli del cielo – influenzano in qualche modo il destino umano?
Che tutto è già deciso, quasi karmicamente, dalle “forme” che il cielo assume con i pianeti e le costellazioni al momento della nascita?
E qual’è il sottile legame che unisce i movimenti dei pianeti alla “materia” umana?

Per rispondere a questi quesiti l’astrologia ha percorso varie strade. Ultimamente, tralasciando le “metafisiche celesti” ha imboccato il percorso del positivismo ed è scivolata in uno “sperimetalismo a tutti i costi” che l’ha trascinata verso statistiche, verso la cosidetta obbiettività scientifica, rinnegando una “causa mundi” astrologica.
In passato, quando la scienza cercava l’unità, filosofia, medicina e astrologia erano lette lungo la chiave macro-microcosmica…

…La “determinazione” astrologica non era rappresentata dal mondo antico come un che di ineluttabile che decideva a priori la sorte e il destino dell’uomo.
E’ più l’astrologia attuale che dice << lo Scorpione è questo >> lasciando poco spazio alla possibilità individuale.
Già Calderon della Barca segnalava nel suo “Vita è sogno” che l’uomo può anche vincere le stelle. Ma allora come vedere questo legame uomo-stelle, se di fatto esse non si influenzano, o almeno non nel senso che si intende comunemente?
Ci viene in aiuto la sincronicità, laddove tutte le “parti” del mondo compartecipano di una sola cosa. In questo senso la Luna, maree, ciclo mesturale non si influenzerebbero, ma “comparteciperebbero” di una stessa energetica sottostante – il femminile – che avrebbe i suoi segni, il suo manifesto nelle forme visibili a lui consone.
Emerge così la via simbolica, dove gli archetipi sono compresenti nel micro e nel macrocosmo…

Tratto da Presentazione di ”Astrologia, la via del Simbolo”
(Denise Madin Gentili) anno 1982

Foto dal web (Disclamer)

La RIVOLUZIONE SOLARE ed il Compleanno astrologico

Il precedente articolo ha rappresentato un occasione per poter esporre cosa sia realmente il Tema Natale, la sua origine ed il suo scopo.
A tal proposito, colgo l’occasione per ricordare che la vera Astrologia è una scienza dello spirito, uno studio e percorso di grandissima profondità e non va assolutamente confusa con “l’astrologia profana” che viene proposta quotidianamente da giornali, radio e tv, approfittando dell’interesse e curiosità di milioni di persone.
Questa è una premessa che faccio sempre anche prima di iniziare un incontro astrologico dedicato ad un nuovo Tema Natale.
Ribadito ciò, ora desidero parlare di una particolare carta astrale: la Rivoluzione Solare.

Conoscendo la precisa posizione del Sole nel Tema natale e grazie al calcolo del momento in cui “ripassa” nella stessa posizione e del luogo in cui ci troveremo, è possibile ogni anno calcolare e redigere la Rivoluzione solare.
Se ad esempio, una persona ha il Sole di nascita a 12°36’ della costellazione dello Scorpione, ogni anno quando il Sole si troverà nella medesima posizione (ovvero 12°36’ dello Scorpione) avverrà il “compleanno astrologico” che potrà differire di un giorno (prima o dopo) rispetto al compleanno “ufficiale”.
Questo particolare Oroscopo ci permette di individuare le tematiche giunte a maturazione per essere maggiormente comprese e gli aspetti e dinamiche che chiedono di essere espresse e vissute durante questo anno, che si concluderà con il successivo “compleanno astrologico”.
Nel giorno del compleanno e nei giorni ad esso vicini, si avverte una “nuova energia”, dei nuovi stimoli, nuovi obbiettivi; questo è dovuto al Sole, che “ritorna” sul Sole natale promuovendo una “ri-nascita” interiore con tutta una serie di possibilità.
Per una panoramica completa, la Rivoluzione solare viene interpretata tenendo presente tutte le caratteristiche del Tema natale, indispensabile per lo studio astrologico, dei Transiti e delle Progressioni.

Sono diversi i Saggi ed i Maestri che in occasione del proprio compleanno si ponevano, e si pongono, nuovi obbiettivi da raggiungere entro il successivo compleanno.
La Rivoluzione solare, in quest’ottica, consente di porsi obbiettivi in modo consapevole, in sintonia con il Cielo e quindi con il proprio cammino evolutivo; per certi aspetti è come se fosse un “ingrandimento” di una parte di quel sentiero di stelle che ha il compito di ricondurci all’Assoluto.

© Andrea Barani

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Il TEMA NATALE, ritratto e sentiero della nostra anima

Fin dai tempi antichi l’uomo comprese che per potersi orientare nell’esistenza era necessario osservare il Cielo.

Negli aspetti iniziali, l’osservazione celeste ebbe come comprensione ed utilità quella di scandire ed organizzare le proprie giornate in funzione della luce e del buio.

Il Sole e la Luna furono quindi i primi riferimenti.

Successivamente s’iniziò ad osservare ed a prendere come riferimenti anche le altre Stelle, le Costellazioni, che permettevano un perfetto orientamento.

L’uomo, nell’evolversi, comprese poi che questa relazione con il Cielo non coinvolgeva solamente l’aspetto “orizzontale” ed “esteriore” dell’esistenza, ma bensì implicava un legame più profondo, interiore.
S’iniziò a comprendere che vi era una relazione tra le Stelle ed i Pianeti con il proprio stato d’animo e gli eventi della vita.
Queste intuizioni e riflessioni diedero vita all’Astrologia (Scienza dello Spirito) ed a tutti i suoi relativi studi ed approfondimenti avvenuti, di secolo in secolo, da parte di saggi, scienziati, che avevano sviluppato competenze astronomiche, all’epoca assolutamente indispensabili per poter compiere ricerche e studi astrologici.
Astrologia e Astronomia erano una cosa sola, lo studio simbolico e quello delle geometrie celesti camminavano “mano nella mano” e questo connubio permise di iniziare a redigere le Carte del Cielo.

Una delle più conosciute è il Tema natale ovvero la raffigurazione del Cielo, dalla nostra prospettiva geocentrica, nel preciso istante in cui siamo venuti alla luce ed è per questo motivo che rappresenta la nostra unicità.
I Pianeti, le Costellazioni, le 12 case astrologiche, gli aspetti planetari, consentono di ottenere un “ritratto” completo del nostro essere ed è per questo motivo che è di grande ausilio per la conoscenza di se stessi.

L’interpretazione del Tema è resa possibile tramite l’antica conoscenza del Simbolo che permette una fedele rappresentazione della nostra essenza, da “dove veniamo” e dove “siamo diretti”, le nostre potenzialità karmiche, i punti karmici su cui siamo richiamati a lavorare per armonizzarli, il nostro “tragitto evolutivo”.

La consultazione del Tema si effettua principalmente per una maggiore comprensione della propria funzione/professione, le predisposizioni intellettuali, della vita affettiva, dei figli, i talenti, la creatività, il partner, la trasformazione, le acquisizioni materiali e spirituali, le predisposizioni, le amicizie, la spiritualità.

Il Tema natale è un vero e proprio fedele ritratto della nostra anima ed, allo stesso tempo, il sentiero che ci conduce verso l’armonia, la nostra evoluzione, verso l’Assoluto.

La vera Astrologia è una scienza dello spirito, uno studio e percorso di grandissima profondità e non va assolutamente confusa con “l’astrologia profana”  che viene proposta quotidianamente da giornali, radio e tv, approfittando dell’interesse e curiosità di milioni di persone.

Quando ci si rapporta con la vera Astrologia, la nostra anima avverte una sensibile risonanza e questo avviene perché, nel nostro profondo, risiede l’ancestrale consapevolezza del nostro legame con le Stelle e tutto l’universo.

© Andrea Barani

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ASTROLOGIA – Dialogo tra Sri Yukteswar e Yogananda

Sri Yukteswar: << Mukunda (Yogananda), perché non porti un bracciale astrologico? >>.

Yogananda: << Dovrei farlo, Maestro? Non credo nell’Astrologia >>.

Sri Yukteswar: << Non è questione di credere; l’unico atteggiamento scientifico che si dovrebbe assumere di fronte a qualsiasi soggetto è quello di sapere se sia vero. La legge della gravitazione era ugualmente attiva prima e dopo Newton. Il cosmo sarebbe davvero piuttosto caotico se le sue leggi non potessero operare senza la sanzione della credenza umana.
I ciarlatani hanno discreditato l’antica scienza degli astri. L’Astrologia è troppo vasta, sia dal punto di vista matematico che da quello filosofico, per essere giustamente afferrata se non da uomini dalla profonda comprensione.

Che gli ignoranti leggano male nei cieli e vi scorgano degli scarabocchi invece di uno scritto, ciò è ben naturale e prevedibile in questo mondo imperfetto. Non si deve scartare la saggezza insieme ai saggi.

Tutte le parti della creazione sono congiunte tra di loro e si influenzano scambievolmente. Il ritmo equilibrato dell’universo è radicato nella reciprocità’, continuò il mio Guru. ‘L’uomo nel suo aspetto umano, deve combattere due tipi di forze diverse: primo, il tumulto del suo intimo, provocato dalla mescolanza di elementi: terra, acqua, aria ed etere; secondo, le forze disintegranti esterne della natura. Fin quando l’uomo combatte con la sua natura mortale, egli sottostà all’influsso degli innumerevoli mutamenti del cielo e della terra.
L’Astrologia è lo studio delle reazioni dell’uomo agli stimoli planetari. Le stelle non hanno alcuna benevolenza o animosità cosciente; emettono solamente radiazioni positive e negative. Queste, per se stesse, non aiutano né danneggiano l’umanità, ma sono il mezzo esteriore che permette alla legge karmica di causa effetto che ogni uomo ha messo in moto nel passato, di esplicare la sua azione equilibratrice.
Un bimbo nasce nel giorno e nell’ora in cui i raggi celesti si trovano in armonia matematica con il suo karma individuale. Il suo oroscopo è un ritratto accusatore che rivela il suo inalterabile passato e i suoi probabili risultati futuri. Ma questo certificato di nascita può essere interpretato esattamente solo dagli uomini di saggezza intuitiva; e sono pochi.
Il messaggio arditamente proclamato attraverso i cieli al momento della nascita non va inteso nel senso di dare una importanza strettamente determinante al fato, cioè al risultato del bene e del male compiuti nel passato, ma al contrario, deve risvegliare la volontà dell’uomo di sottrarsi al suo asservimento.

Ciò che egli ha fatto, egli stesso può disfarlo. Nessuno all’infuori di lui ha promosso quelle cause che determinano gli effetti dominanti la sua vita attuale. Egli può superare ogni limitazione, perché egli stesso la creò con i suoi atti, e perché è in possesso di risorse spirituali non soggette alle pressioni planetarie.
Un superstizioso timore riverenziale dell’Astrologia rende l’uomo un automa, schiavo delle propria sottomissione ad una guida meccanica. L’uomo saggio vince i propri pianeti – cioè, il proprio passato – assoggettandosi, invece che alla creazione, al Creatore. Più egli si rende conto della sua unità con lo Spirito, meno potrà essere dominato dalla materia. L’anima è sempre libera; non ha fine perché non ha principio. Non può essere soggiogata dalle stelle.
L’uomo è un’anima e ha un corpo. Quando ha giustamente collocato il proprio senso di identità, si lascia alle spalle ogni condizione cattivante. Fin quanto resta nel confuso stato di amnesia spirituale che gli è solito, sarà incatenato alla legge che lo circonda.
Dio è Armonia; il devoto che si intona ad essa non compirà mai un’azione sbagliata; le sue attività si accorderanno sempre in modo giusto e naturale al ritmo della legge astrologica. Dopo aver pregato e meditato profondamente, egli sarà in contatto con la propria coscienza divina; non vi è potere più grande di questa protezione interiore >>.

Yogananda: << Allora, caro Maestro, perché volete che io porti un bracciale astrologico? >> Arrischiai questa domanda dopo un lungo silenzio, durante il quale avevo cercato di assimilare le elevate spiegazioni di Sri Yukteswar, che contenevano pensieri assai nuovi per me.

Sri Yukteswar: << Solo quando un viaggiatore ha raggiunto la méta può buttar via le sue carte. Durante il viaggio, egli trae vantaggio da ogni utile scorciatoia. Gli antichi rishi scoprirono molte vie per abbreviare il periodo dell’esilio umano nell’illusione. Nella legge del karma vi sono alcune configurazioni meccaniche che possono essere abilmente aggiustate dalle dita della saggezza.
Tutti i mali del mondo sono provocati da qualche trasgressione alla legge universale. Le Scritture mettono in rilievo il fatto che l’uomo deve ottemperare alle leggi della natura, pur non discreditando l’onnipotenza divina. Egli dovrebbe dire: ‘Signore, ho fede in Te e so che Tu puoi aiutarmi, ma farò anche io del mio meglio per annullare ogni male che ho fatto. ’ Con vari mezzi: la preghiera, la volontà, la meditazione, con il chiedere consiglio ai santi e portando bracciali astrologici, gli effetti deleteri degli errori passati possono essere diminuiti o annullati.
‘Come una casa può essere fornita di un’asta di rame sul tetto per la protezione dai fulmini, così il tempio corporeo può beneficiare di varie misure protettive. Secoli fa, i nostri rishi studiarono il problema del come combattere gli effetti nocivi delle sottili influenze cosmiche. Essi scoprirono che i metalli puri emettono una luce astrale che reagisce fortemente all’influsso negativo dei pianeti. Anche certe combinazioni di piante furono trovate beneficamente attive. Soprattutto efficaci sono le pietre preziose perfette, non più piccole di due carati.
Gli usi pratici preventivi dell’Astrologia ben di rado sono stati studiati seriamente fuori dell’India. Un fatto poco noto è che i gioielli, i metalli e i preparati di piante sono senza efficacia se non hanno il peso richiesto e se questi agenti salutari non sono messi a diretto contatto con la pelle >>.

Yogananda: << Maestro, seguirò certamente i vostri consigli e mi procurerò un bracciale. Sono un po’ imbarazzato all’idea di turlupinare un pianeta! >>

Sri Yukteswar: << In linea generale, consiglio l’uso di un braccialetto fatto d’oro, d’argento e di rame. Ma per uno scopo particolare voglio che tu ne abbia uno d’argento e di piombo… >>

Tratto da ”Autobiografia di uno Yogi”
(Paramahansa Yogananda)

IL SIMBOLISMO DELLO ZODIACO NEI PITAGORICI – René Guénon

<< Trattando la questione delle porte solstiziali ci siamo riferiti direttamente soprattutto alla tradizione indù, perché in essa i dati che vi si riferiscono sono presentati nel modo più chiaro; ma in realtà si tratta di qualcosa che è comune a tutte le tradizioni, e si può trovare anche nell’antichità occidentale. Nel Pitagorismo, in particolare, il simbolismo zodiacale sembra aver avuto un’importanza altrettanto considerevole; le espressioni “porta degli uomini” e “porta degli Dèi”, da noi usate, appartengono del resto alla tradizione greca; solo che le informazioni giunte sino a noi sono in questo caso talmente frammentarie e incomplete che la loro interpretazione può dar luogo a parecchie confusioni, che non sono mancate da parte di coloro che hanno considerato tali informazioni isolatamente e senza renderle più chiare per mezzo di un raffronto con altre tradizioni.

Anzitutto, per evitare certi equivoci, sulla posizione reciproca delle due porte, occorre ricordarsi di quanto abbiamo detto sull’applicazione del ‘senso inverso’, a seconda che le si consideri in rapporto all’ordine terrestre o all’ordine celeste: la porta solstiziale d’inverno, o il segno del Capricorno, corrisponde al nord nel ciclo annuale, ma al sud in relazione al cammino del sole nel cielo; così, la porta solstiziale d’estate, o il segno del Cancro, corrisponde al sud nel ciclo annuale, e al nord in relazione al cammino del sole. Per questo, mentre il movimento ‘ascendente’ del sole va da sud a nord e il suo movimento ‘discendente’ da nord a sud, il periodo ‘ascendente’ dell’anno dev’essere invece considerato compiersi nella direzione nord-sud, e il suo periodo’ discendente’ in quella sud-nord, come abbiamo già detto in precedenza. Proprio in rapporto a quest’ultimo punto di vista, secondo il simbolismo vedico, la porta del dêva-loka è situata verso nord e quella del pitri-loka verso sud, senza che vi sia in ciò, malgrado le apparenze, alcuna contraddizione con quello che troveremo più avanti.

Citeremo, corredandolo delle spiegazioni e rettificazioni necessarie, il riassunto dei dati pitagorici esposto da Jérôme Carcopino: «I pitagorici» egli dice «avevano costruito tutta una teoria sui rapporti dello Zodiaco con la migrazione delle anime. A quale data risalirebbe? È impossibile saperlo. Fatto sta che nel secolo II della nostra era, essa fioriva negli scritti del pitagorico Numenio, che ci è permesso di conoscere attraverso un riassunto secco e tardivo di Proclo, nel suo commento alla Repubblica di Platone, e un’analisi, al tempo stesso più ampia e più antica, di Porfirio, nei capitoli XXI e XXII del De Antro Nympharum». Ecco, diciamolo subito, un esempio piuttosto significativo di ‘storicismo’: la verità è che non si tratta per nulla di una teoria ‘costruita’ più o meno artificialmente, a questa o quella data, dai pitagorici o da altri, a modo di una semplice opinione filosofica o di una concezione individuale qualunque; si tratta di una conoscenza tradizionale, che concerne una realtà di ordine iniziatico, e, proprio in virtù del suo carattere tradizionale, non ha e non può avere alcuna origine cronologicamente assegnabile. Sono, beninteso, considerazioni che possono sfuggire a un ‘erudito’; ma egli dovrebbe almeno capire questo: se la teoria in questione fosse stata ‘costruita dai pitagorici’, come spiegare il fatto che essa si trova dappertutto, al di fuori di ogni influenza greca, e in particolare nei testi vedici, che sono sicuramente di molto anteriori al pitagorismo? Anche questo, Carcopino, in quanto ‘specialista’ dell’antichità greco-latina, può sfortunatamente ignorarlo; ma, da quel che riferisce egli stesso in seguito, risulta che tale dato si trova già in Omero; dunque, anche presso i Greci essa era conosciuta, non diremo solo prima di Numenio, cosa fin troppo evidente, ma prima dello stesso Pitagora; si tratta di un insegnamento tradizionale che si è trasmesso in modo continuo attraverso i secoli, e poco importa la data forse ‘tardiva’ alla quale certi autori, che non hanno inventato nulla e non ne hanno mai avuto la pretesa, l’hanno formulato per iscritto in modo più o meno preciso.

Detto questo, torniamo a Proclo e a Porfirio: «I nostri due autori concordano nell’attribuire a Numenio la determinazione dei punti estremi del cielo, il tropico d’inverno, sotto il segno del Capricorno, e il tropico d’estate, sotto quello del Cancro, e nel definire, evidentemente sulle sue tracce, e sulle tracce dei ‘teologi’ che egli cita e che gli sono serviti da guide, il Cancro e il Capricorno come le due porte del cielo. Sia per discendere nella generazione, sia per risalire a Dio, le anime dovevano quindi necessariamente varcare una di esse». Per «punti estremi del cielo», espressione un po’ troppo ellittica per essere perfettamente chiara da sola, bisogna naturalmente intendere qui i punti estremi raggiunti dal sole nella sua corsa annuale, dov’esso in certo modo si arresta, da cui il nome di ‘solstizi’; a tali punti solstiziali corrispondono le due ‘porte del cielo’, il che è appunto esattamente la dottrina tradizionale che già conosciamo. Come abbiamo indicato altrove, questi due punti erano talora simboleggiati – per esempio sotto il tripode di Delfi e sotto gli zoccoli dei corsieri del carro solare – dal polipo e dal delfino, che rappresentano rispettivamente il Cancro e il Capricorno. Inutile dire, d’altra parte, che gli autori in questione non hanno potuto attribuire a Numenio la determinazione stessa dei punti solstiziali, che erano noti da sempre; si sono semplicemente riferiti a lui come a uno di coloro che ne avevano parlato prima di loro, e come egli stesso si era già riferito ad altri ‘ teologi’.

Si tratta poi di precisare il ruolo proprio di ciascuna delle due porte, ed è qui che nasce la confusione:, «Secondo Proclo, Numenio le avrebbe rigidamente specializzate: per la porta del Cancro, la caduta delle anime sulla terra; per quella del Capricorno, l’ascensione delle anime nell’etere. In Porfirio, invece, è detto soltanto che il Cancro è a nord e favorevole alla discesa, il Capricorno a sud e favorevole alla salita: di modo che invece di essere strettamente assoggettate al ‘senso unico’, le anime avrebbero conservato, sia all’andata che al ritorno, una certa libertà di circolazione». La fine di questa citazione esprime, a dire il vero, un’interpretazione di cui conviene lasciare tutta la responsabilità a Carcopino; non vediamo assolutamente in cosa quel che dice Porfirio sarebbe ‘contrario’ a quel che dice Proclo; forse è formulato in modo un po’ più vago, ma sembra di fatto voler dire in fondo la stessa cosa: ciò che è «favorevole» alla discesa o alla salita deve probabilmente intendersi come ciò che la rende possibile, poiché non é molto verosimile che Porfirio abbia voluto lasciar sussistere in tal modo una specie di indeterminazione, il che, essendo incompatibile con il carattere rigoroso della scienza tradizionale, non sarebbe in ogni caso in lui che una pura e semplice prova d’ignoranza su questo punto. Comunque, è visibile che Numenio non ha fatto altro che ripetere, sulla funzione delle due porte, l’insegnamento tradizionale conosciuto; d’altra parte, se egli pone, come indica Porfirio, il Cancro a nord e il Capricorno a sud, evidentemente egli considera la loro posizione nel cielo; lo indica d’altronde abbastanza chiaramente il fatto che, in quel che precede, sono in questione i ‘ tropici ‘, che non possono avere altro significato oltre quello, e non i ‘ solstizi’, che si riferirebbero invece più direttamente al ciclo annuale; e per questo la posizione qui enunciata è inversa a quella data dal simbolismo vedico, senza tuttavia che ciò costituisca alcuna differenza reale, giacché si tratta di due punti di vista ugualmente legittimi, che si accordano perfettamente fra di loro se si è capito il loro rapporto.

Ma vedremo qualcosa di ancor più straordinario: Carcopino continua dicendo che «è difficile, in mancanza dell’originale, trarre da queste allusioni divergenti», ma che in realtà, dobbiamo aggiungere noi, sono divergenti solamente nel suo pensiero, «la vera dottrina di Numenio», che, abbiamo visto, non è la sua propria dottrina, ma soltanto l’insegnamento da lui riferito, cosa d’altronde più importante e più degna d’interesse; «ma risulta dal contesto di Porfirio che, anche esposta sotto la sua forma più elastica» – come se potesse esserci «elasticità» in un problema che è unicamente una questione di conoscenza esatta – «essa resterebbe in contraddizione con quelle di certi suoi predecessori, e, in particolare, con il sistema che alcuni più antichi pitagorici avevano fondato sulla loro interpretazione dei versi dell’Odissea in cui Omero ha descritto la ‘ grotta d’Itaca’», cioè quell’‘antro delle Ninfe’ che non è altro se non una delle raffigurazioni della ‘caverna cosmica’ di cui abbiamo parlato in precedenza. «Omero, annota Porfirio, non si è limitato a dire che la grotta aveva due porte. Egli ha specificato che una era volta al lato nord, e l’altra, più divina, al lato sud, e che si discendeva dalla porta a nord. Ma non ha indicato se si poteva scendere per la porta a sud. Dice solo: è l’entrata degli dèi. Mai l’uomo prende il cammino degli immortali». Pensiamo che questo dev’essere il testo stesso di Porfirio, e non vi vediamo la contraddizione annunciata; ma ecco ora il commento di Carcopino: «Secondo questa esegesi, si scorgono, in quel compendio, dell’universo che è l’antro delle Ninfe, le due porte che s’innalzano ai cieli e sotto le quali passano le anime, e, al contrario del linguaggio che Proclo mette in bocca a Numenio, quella a nord, il Capricorno, fu dapprima riservata all’uscita delle anime, e quella a sud, il Cancro, fu di conseguenza assegnata al loro ritorno a Dio».

Ora che abbiamo completato la citazione, possiamo facilmente renderci conto che la pretesa contraddizione, anche qui, esiste solo secondo Carcopino; c’è infatti nell’ultima frase un errore evidente, e persino un duplice errore, che sembra veramente inspiegabile. Anzitutto, è Carcopino che aggiunge di propria iniziativa la menzione del Capricorno e del Cancro; Omero, a quanto dice Porfirio, designa le due porte solo per mezzo della loro posizione a nord o a sud, senza indicare i segni zodiacali corrispondenti; ma, siccome precisa che la porta «divina» è quella a sud, bisogna concludere che è questa che corrisponde per lui al Capricorno, esattamente come per Numenio, vale a dire che anch’egli situa le due porte secondo la loro posizione nel cielo, e tale sembra quindi esser stato, in genere, il punto di vista dominante in tutta la tradizione greca, anche prima del pitagorismo. Inoltre, l’uscita delle anime dal ‘cosmo’ e il loro ‘ritorno a Dio’ sono propriamente una sola e identica cosa, di modo che Carcopino attribuisce, apparentemente senza accorgersene, lo stesso ruolo a entrambe le porte; Omero dice, tutto al contrario, che per la porta a nord si effettua la ‘discesa’, cioè l’entrata nella ‘caverna cosmica’ o, in altri termini, nel mondo della generazione e della manifestazione individuale. In quanto alla porta a sud, essa è l’uscita dal ‘cosmo’, e, di conseguenza, per essa si effettua la ‘salita’ degli esseri in via di liberazione; Omero non dice espressamente se si può anche scendere per tale. porta, ma ciò non è necessario, poiché, designandola come «entrata degli dèi», egli indica a sufficienza quali siano le ‘discese’ eccezionali che vi si effettuano, conformemente a quanto abbiamo spiegato nel nostro studio precedente. Insomma, che la posizione delle due porte sia considerata in rapporto al cammino del sole nel cielo, come nella tradizione greca, o in rapporto alle stagioni nel ciclo annuale terrestre, come nella tradizione indù, è sempre il Cancro a essere la “porta degli uomini” e il Capricorno la “porta degli Dèi”; non può esserci in questo alcuna variazione e di fatto non ve n’è alcuna; è solo l’incomprensione degli ‘eruditi’ moderni che crede di scoprire, nei vari interpreti delle dottrine tradizionali, divergenze e contraddizioni che non vi si trovano >>.

(Ed. originale Le symbolisme du Zodiaque chez les Pythagoriciennes, in Études Traditionelles, giugno 1938)